Come venne la paura

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Con oggi ho avuto la conferma che conoscere e capire un momento storico lontano dal tuo spazio, dal tuo tempo e dalle tue dinamiche ed esperienze vissute richiede parecchio sforzo, occasioni e, sopratutto, essere disposti a farsi coinvolgere emotivamente.

Quando per la prima volta lessi degli anni del terrorismo in Peru’, gli anni di Sendero Luminoso, dell’MRTA, dell’esercito e delle ingiustizie sociali promosse dal governo, non riuscivo a capire bene come mai questi fatti potessero essere avvenuti. Poi il primo viaggio ad Putacca, i primi sguardi ai villaggi dei campesinos e le prime chiacchiere con gli abitanti del posto hanno iniziato ad aprirmi gli occhi.

Posti isolati dispersi in mezzo alle Ande, dove tutto e’ organizzato e vissuto nella piccola comunita’ locale. Lo stato, con le sue regole, le sue burocrazie, qui non arrivava, neanche in periodo di campagna elettorale. Quando inizio’ il terrorismo, negli anni ’80, i nuovi nati non venivano ancora registrati all’anagrafe, comunita’ e capovillaggio erano i loro testimoni. Tutto si viveva nella comunita’ e per la comunita’. Ad esempio, c’erano tre termini diversi per definire il lavoro, retaggio anche del passato latifondismo, che contemplano il lavoro per se stessi, il lavoro per la comunita’ e il lavoro per un’altra persona, che non aveva nessun ritorno per se stessi. L’analfabetismo imperversava ovunque e l’informazione arrivava solo attraverso i viaggiatori o qualche contatto con gli insediamenti limitrofi, magari distanti “appena” un giorno di cammino.

In questo contesto un gruppo armato, alternativo alla non-presenza dello stato, di stampo maoista e con metodi violenti, e’ facile che manipoli con le buone o con le cattive i consensi della popolazione. Se verra’ costruita una scuola o un centro per la comunita’ che ha appoggiato Sendero, questa sara’ soddisfatta e sua sostenitrice, e non verranno mai a sapere che invece, in un’altra zona, altri senderisti hanno fatto sparire o hanno ucciso il capovillaggio e i principali attori di chi invece si era opposto a loro. Giocare sull’ignoranza e sulla paura, ucciderne uno per educarne molti e far sparire ogni possibile resistenza, questa era la filosofia principale. L’incredibile numero di cani di grosse taglie abbandonati per le strade, inferriate su porte e finestre e gli spuntoni affilati in ogni recinsione, tutto si spiega alla luce di questi fatti. E’ l’eredita’ di sendero e del terrorismo. Solo ora riesco ad intuire quale cicatrici deve aver lasciato questo nell’anima di una signora peruviana, vissuta qui negli anni del terrore, che nel primo periodo dopo il suo trasferimento in Italia correva a rifugiarsi sotto il tavolo ogni volta che andava via la corrente.

Ma non si puo’ parlare delle ingiustizie di Sendero senza parlare anche di quelle dell’esercito. Uomoni mandati a combattere altri uomini, con l’obiettivo di scovare i “cattivi” per salvare i “buoni”, senza nessun tipo di sicurezze su cui basarsi, con i senderisti che sfruttavano il mischiarsi tra la popolazione, con l’ordine di sconfiggerli e senza un controllo su quanto compiuto, anche sul rispetto dei minimi diritti umani di ognuno. Purtroppo mi rimane anche scontato pensare come l’uomo si sia lasciato andare ai peggiori tipi di cattiverie verso i suoi simili, giustificato dalla convinzione di essere nel giusto, dall’odio razziale, dall’invasamento, dalla paura di morire per primo. Dopotutto i fatti storici e le tante guerre militari e civili, presenti e passate, sono un esempio eloquente e piu’ che significativo di tutto.

Poi la bellissima mostra fotografica al “Museo de la Nation” che ha aggiunto a questi pensieri i volti, i luoghi, i colori e sopratutto le emozioni di chi c’era. Scatti forti, con intere stanze di corpi nelle posizioni innaturali che solo i morti sanno assumere. Scatti significativi, con il “Presidente Gonzalo” dietro le sbarre. Scatti pieni di malinconia, dove una figlia veniva separata dal padre sospettato di essere un senderista. Scatti che di lucido hanno solo la loro perfetta geometria, come quello del cratere in mezzo ad un incrocio lasciato da una bomba di un attentato a Lima.

Ora penso di aver veramente capito come venne la Paura. Quello che non ho ancora capito e’ cosa c’entra un “Dio buono e misericordioso” in tutto questo.